venerdì 10 ottobre 2008

Forme di panismo


foto di Helene Gritsch - "donna salamandra"


L'idea di cancellare i confini, di sfumare, d'essere "un-tutt'uno-con" m'ha sempre attratto. Anche impaurito, a dire il vero. Ma le due cose, si sa, non sono affatto antitetiche.
Così, di tanto in tanto, mi sorprendo a pensarmi "pesce" nell'acqua del mare, o "foglia" d'albero, che asseconda il vento..
Non mi stupisco, perciò, d'essere rimasta incantata, l'altro giorno, a guardare le foto di Helene Gritsch, pubblicate su "la Repubblica.it" (qu
i il link).

Bellissime
!


foto di Helene Gritsch - "donna mare"



Non credo si possa rendere meglio di così la simbiosi di corpi umani, e natura e l'intera idea filosofica di panismo!


P.S. La mostra/performance "Simbiosi tra danza e fotografia", iniziata ieri 9 ottobre, si protrarrà fino al 22 ottobre a Milano, al Forum Austriaco di cultura.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Panismo... panismo... sono d'accordo con te, è dolce confondersi con la natura, acqua o terra che sia!
Buona romana serata d'ottobre.

Cyrano



PS Non centra nulla, ma mi è piaciuta questa frase di Kahlil Gibran: cantate e danzate insieme e siate felici, ma fate in modo che ognuno di voi sia anche solo, come sono sole le corde di un liuto, sebbene vibrino alla stessa musica.

l'altra effe ha detto...

Ciao Cyrano, non c'entra niente, ma con l'eterna tensione tra amore e libertà si, eccome. E mi piace questa frase. Mi fanno sempre riflettre le frasi che proponi.
Una buona serata d'ottobre anche a te
F.

Anonimo ha detto...

Propongo allora una frase del Fromm:
La maggior parte della gente ritiene che amore significhi essere amati, anziché amare.

Come in un caffè letterario d’altri tempi, attendo argomentazioni.
Cyrano

PS ecco una poesia del 1818 di Giacomo Leopardi dal titolo Il primo amore.

Tornami a mente il dì che la battaglia
D'amor sentii la prima volta, e dissi:
Ohimè, se quest'è amor, com'ei travaglia!
Che gli occhi al suol tuttora intenti e fissi,
Io mirava colei ch'a questo core
Primiera il varco ed innocente aprissi.
Ahi come mal mi governasti, amore!
Perché seco dovea sì dolce affetto
Recar tanto desio, tanto dolore?
E non sereno, e non intero e schietto,
Anzi pien di travaglio e di lamento
Al cor mi discendea tanto diletto?
Dimmi, tenero core, or che spavento,
Che angoscia era la tua fra quel pensiero
Presso al qual t'era noia ogni contento?
Quel pensier che nel dì, che lusinghiero
Ti si offeriva nella notte, quando
Tutto queto parea nell'emisfero:
Tu inquieto, e felice e miserando,
M'affaticavi in su le piume il fianco,
Ad ogni or fortemente palpitando.
E dove io tristo ed affannato e stanco
Gli occhi al sonno chiudea, come per febre
Rotto e deliro il sonno venia manco.
Oh come viva in mezzo alle tenebre
Sorgea la dolce imago, e gli occhi chiusi
La contemplavan sotto alle palpebre!
Oh come soavissimi diffusi
Moti per l'ossa mi serpeano, oh come
Mille nell'alma instabili, confusi
Pensieri si volgean! Qual tra le chiome
D'antica selva zefiro scorrendo,
Un lungo, incerto mormorar ne prome.
E mentre io taccio, e mentre io non contendo,
Che dicevi, o mio cor, che si partia
Quella per che penando ivi e battendo?
Il cuocer non più tosto io mi sentia
Della vampa d'amor, che il venticello
Che l'aleggiava, volossene via.
Senza sonno io giacea sul dì novello,
E i destrier che dovean farmi deserto,
Battean la zampa sotto al patrio ostello.
Ed io timido e cheto ed inesperto,
Ver lo balcone al buio protendea
L'orecchio avido e l'occhio indarno aperto,
La voce ad ascoltar, se ne dovea
Di quelle labbra uscir, ch'ultima fosse;
La voce, ch'altro il cielo, ahi, mi togliea.
Quante volte plebea voce percosse
Il dubitoso orecchio, e un gel mi prese,
E il core in forse a palpitar si mosse!
E poi che finalmente mi discese
La cara voce al core, e de' cavai
E delle rote il romorio s'intese;
Orbo rimaso allor, mi rannicchiai
Palpitando nel letto e, chiusi gli occhi,
Strinsi il cor con la mano, e sospirai.
Poscia traendo i tremuli ginocchi
Stupidamente per la muta stanza,
Ch'altro sarà, dicea, che il cor mi tocchi?
Amarissima allor la ricordanza
Locommisi nel petto, e mi serrava
Ad ogni voce il core, a ogni sembianza.
E lunga doglia il sen mi ricercava,
Com'è quando a distesa Olimpo piove
Malinconicamente e i campi lava.
Ned io ti conoscea, garzon di nove
E nove Soli, in questo a pianger nato
Quando facevi, amor, le prime prove.
Quando in ispregio ogni piacer, né grato
M'era degli astri il riso, o dell'aurora
Queta il silenzio, o il verdeggiar del prato.
Anche di gloria amor taceami allora
Nel petto, cui scaldar tanto solea,
Che di beltade amor vi fea dimora.
Né gli occhi ai noti studi io rivolgea,
E quelli m'apparian vani per cui
Vano ogni altro desir creduto avea.
Deh come mai da me sì vario fui,
E tanto amor mi tolse un altro amore?
Deh quanto, in verità, vani siam nui!
Solo il mio cor piaceami, e col mio core
In un perenne ragionar sepolto,
Alla guardia seder del mio dolore.
E l'occhio a terra chino o in se raccolto,
Di riscontrarsi fuggitivo e vago
Né in leggiadro soffria né in turpe volto:
Che la illibata, la candida imago
Turbare egli temea pinta nel seno,
Come all'aure si turba onda di lago.
E quel di non aver goduto appieno
Pentimento, che l'anima ci grava,
E il piacer che passò cangia in veleno,
Per li fuggiti dì mi stimolava
Tuttora il sen: che la vergogna il duro
Suo morso in questo cor già non oprava.
Al cielo, a voi, gentili anime, io giuro
Che voglia non m'entrò bassa nel petto,
Ch'arsi di foco intaminato e puro.
Vive quel foco ancor, vive l'affetto,
Spira nel pensier mio la bella imago,
Da cui, se non celeste, altro diletto
Giammai non ebbi, e sol di lei m'appago.

l'altra effe ha detto...

Amare ed essere amati, sono due cose che si verificano insieme molto di rado, benchè tanti sventolino con facilità la bandiera dell'amore reciproco. Dunque, la frase di Fromm. E' senza dubbio un'affermzaione che maggior parte della gente può condividere. Se poi si potesse/dovesse scegliere tra le due cose, credo che io sarei con la minoranza. Essere amati garantisce sicurezza, è vero, ma amare assicura una buona dose di rischi ed emozioni:)
La poesia del primo amore di Leopardi...ho apprezzato di più altre cose..
Ti saluto e ti auguro una buona notte
F.
P.S.Per essere come un caffè letterario mi sa che siamo un pò pochi. Non credi anche tu?

Anonimo ha detto...

Condivido appieno il tuo pensiero, entrambi con la minoranza rischiosa ed emozionata!
In merito alla poesia di Leopardi, in effetti si tratta di un “Giacomo” ancora “acerbo”; ha scritto di meglio, hai ragione. Io, personalmente, preferisco i Dialoghi.
PS Buona sera dal caffè “cheek to cheek”.

Cyrano